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Impariamo qualcosa dalla vicenda di Valentino Rossi

Una musica che crea suspense fa da sottofondo alla scena del film, una porta si apre lentamente scricchiolando, e nella penombra si scorge la sagoma di un uomo che impugna un coltello. L’uomo entra nella stanza con passo felpato e improvvisamente va via la luce e si sente uno urlo agghiacciante. Un istante dopo torna la luce e si scorge a terra un uomo privo di sensi mentre si sente qualcuno correre via. Cosa pensi sia accaduto?

Due motociclisti danzano tra le curve del circuito sulle acute note che escono dagli infiammati scarichi delle loro MotoGP dando vita ad una interminabile susseguirsi di sorpassi mozzafiato che tengono gli spettatori incollati allo schermo. Poi accade qualcosa, sembra che all’ennesimo sorpasso uno dei due dia un calcio all’avversario che di colpo finisce a terra concludendo in questa infausta maniera la sua corsa.

Cosa pensi sia accaduto?

Bene. Nel primo caso se la mia descrizione della scena ti ha dato modo di visualizzare nella tua mente l’accaduto, quasi sicuramente pensi che qualcuno sia entrato nella stanza, abbia ucciso un uomo e sia poi scappato via.

Nel secondo caso, se hai visto la gara di MotoGP corsa in Malesia lo scorso 25 Ottobre, appena ti si è presentata la scena in cui Valentino Rossi pare dia un calcio a Marc Marquez che cade a terra, avrai pensato che Valentino è stato scorretto.

Almeno questa è l’analisi della stragrande maggioranza delle persone.

Se anche tu sei d’accordo, hai probabilmente sbagliato la tua analisi in tutti e due i casi.

Perché? Perché in realtà, nel momento in cui c’è stato l’ipotetico delitto, la luce era andata via, per cui non hai realmente visto qualcuno che accoltellava qualcun altro, ma la tua mente, sulla scia del trasporto emotivo che vivevi guardando il film, ti ha ingannato portandoti a credere un qualcosa che aderiva alla scena che seguiva, ma sulla quale non hai evidenze riscontrabili.

Questo fenomeno di credere che le cose siano andate in un determinato modo, accade a causa del fatto che la nostra mente è ricostruttiva nei ricordi, e per questo ci inganna di default.

La mente non costruisce, ma ricostruisce. Per cui, se mancano dei pezzi nel ricordo, la mente li aggiunge scegliendo da esperienze simili già vissute in passato. Questo è quello che avviene nella scena del film prima descritta.

Possiamo definire la scena di un ricordo come una sorta di puzzle incompleto che viene finito con dei pezzi presi dai cassetti della memoria e collocati a riempire i vuoti.

E cosa è accaduto sulla pista di Sepang?

La prima impressione, per la maggior parte degli spettatori è stata quella di pensare che Valentino Rossi abbia fatto cadere il suo avversario perché gli ha tirato un calcio. Anche gli esperti commentatori televisivi si sono lasciati scappare commenti sull’accaduto che davano per certa questa ipotesi.

Mano a mano che si rivedeva il filmato di quell’episodio, venivano fuori altre evidenze che addirittura ribaltano l’ipotesi del calcio inferto da Valentino. Ad un’attenta analisi pare evidente che Valentino scalci dopo che si è lasciato alle spalle Marquez che nel frattempo cadeva, probabilmente perché si era sbilanciato per una manovra troppo aggressiva nei confronti di Rossi.

Senza entrare nel dettaglio dell’accaduto, che ha visto addirittura ribaltare il giudizio di alcuni commissari, e dopo aver letto diversi opinionisti e giornalisti del settore, pare che la quasi totalità degli Italiani tende a credere al fatto che Valentino sia la vittima, mentre per la maggior parte degli Spagnoli pare che lo stesso filmato indichi la chiara responsabilità di Rossi che viene additato a carnefice.

Come è possibile?

Come abbiamo pocanzi detto, la nostra mente non è costruttiva, ma è ricostruttiva nei ricordi in virtù di inganni che facciamo a noi stessi.

Questo significa anche che, oltre a ricostruire i ricordi con pezzi presi dai cassetti del nostro archivio mentale, sceglie quelli che più si avvicinano a ciò che riteniamo giusto. Una sorta di deformazione che avvicina la realtà ai nostri desideri al fine di garantirci la migliore esistenza possibile.

Questo fenomeno accade inconsciamente, ma a volte ci comportiamo cognitivamente in questo modo.

Mi riferisco a quello che succede quando dobbiamo descrivere un accaduto che ci rende attori e lo raccontiamo aggiungendo dei pezzi o togliendo degli altri per deformare la realtà in direzione di una descrizione che ci rende più desiderabili, o meno colpevoli, o più belli.

Ti ci ritrovi? Ti è mai capitato? Spero di si, vuol dire che ti vuoi bene.

Vivere senza autoinganni è impossibile perché contro natura, è la nostra stessa mente che ci inganna a fin di bene. Infatti sceglie costantemente i migliori autoinganni al fine di farci condurre un’esistenza più felice.

Alla luce di questa brevissima introduzione all’autoinganno, la prossima volta, a meno che tu non stia vedendo un film, prima di esprimere un giudizio rifletti e non lasciarti trasportare dalle emozioni che ti scaturiscono sull’immediato, ma dai tempo a te stesso di poter digerire quello che hai visto per cercare di essere il più obiettivo possibile nel descrivere la tua realtà.

M.C.

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